Il giorno si avviava lentamente al tramonto. Le prime stelle, come capocchie
di spillo, cominciarono ad ammiccare nel cielo terso: la minaccia di pioggia
del giorno prima era completamente svanita nel vento autunnale che iniziava
a imperversare sempre più frequentemente nella pianura campidanese,
mentre i contadini preparavano la raccolta delle olive, stendendo ampi teli
bianchi sotto le piante, e scuotendone con le canne i folti e grassi rami.
Ma il vento correva pure fra i monti, dove i pastori trascinavano ancora le
proprie greggi, in cerca degli ultimi germogli, prima del freddo invernale
e delle calde stalle in cui gli animali sarebbero stati rinchiusi fino alla
successiva primavera.
E il vento, già vestito di freddo autunnale, imperversava anche fra
le case del piccolo centro pedemontano. E fra queste case, ve n’era
una in particolare: una catapecchia fatiscente, dove una vecchietta, il cui
capo imbiancato era racchiuso in un fazzoletto nero, masticava lentamente
il suo pane secco, inzuppato nel latte appena munto. Accanto, stava Lucia
Musinu che la osservava con soddisfazione.
“Buono?” chiese.
La vecchietta, con fare arcigno, bofonchiò un’affermazione e
continuò a masticare.
“Ce la siamo vista brutta, Giuannica. Non credi?” insistette allora
Lucia Musinu.
Giuannica Marajani annuì. ”C’è mancato poco sì!”
esclamò, fermandosi dal masticare. “Munda Marixi ti stava per
accoppare!” e rise.
“Sai che non poteva,” ribatté Lucia Musinu, sorridendo.
“Tra streghe non ci si può ammazzare. E’ stato merito tuo,
se lei ora è tornata al diavolo.”
“Già. La legge parla chiaro…”
“Comunque sia,” disse Lucia Musinu, “ci siamo liberate di
un bel pericolo. Le due figlie dei Dettori l’hanno scampata bella.”
Giuannica Marajani scosse la testa. “Ma perché ci tieni tanto
a quelle due cristiane?”
Lucia Musinu alzò le spalle. “Non ne ho idea. E’ che mi
ci sono affezionata, e non volevo che quella fattucchiera da strapazzo potesse
far loro del male.”
“Già, ma Donna Maria stava per mandare a monte tutti i nostri
piani. Proprio il giorno dell’eclissi ha creato quello scompiglio!”
“E’ stato un caso,” sospirò Lucia Musinu. “Donna
Maria, udendo alcune mezze frasi di Caterina, s'era convinta che fosse in
stato interessante, e ha insistito per sapere chi fosse il colpevole. Voleva
chiederlo a lei, ma io ho detto di no. Piangeva. Allora l’ho convinta
a venire qui.”
La vecchietta ridacchiò. “Sì, sì… Il corvetto...
Bella scena, hai visto?”
Lucia Musinu annuì. “Purtroppo però non avevo previsto
che quell’idiota di Ziu Basiliu Marongiu andasse a svegliare Don Raffaele
per dirgli che ci aveva visto in giro per il paese, e che Donna Maria, in
un eccesso di zelo, lasciasse un biglietto per le figliole. Così è
successo tutto quello che sai…”
La vecchietta rise ancora. “E sì! Quell’ubriacone (giustamente
punito!) aveva intuito bene. Così è andato a mettere la pulce
nell’orecchio di Don Raffaele Dettori, che vi ha seguite sin qui. Credendo
che il mio corvetto fosse Donna Maria, è tornato indietro, non accorgendosi
che le figlie l’avevano seguito per riferirgli del biglietto…”
“Già! Ed è lì che è scoppiato il putiferio.
Le due ragazze hanno visto due uomini che si recavano da quella meretrice.
Credendo che fossero Ziu Basiliu e Don Raffaele, sono tornate a casa sconvolte…”
Giuannica Marajani tossì. “E chi avrebbe immaginato che quella
strega di Munda Marixi era già lì, in attesa? Il mio corvo me
l’ha riferito subito dopo che voi ve ne andaste. Purtroppo, ho impiegato
del tempo per compiere il rito del pugnale...”
Lucia Musinu annuì nuovamente. “Nemmeno io me ne accorsi. Così
l’incantesimo che aveva esteso sui Dettori colpì pure me. Quando
tornai e Donna Maria mi riferì che le sue due figlie avevano visto
il padre e Basiliu recarsi dalla meretrice, rimasi scandalizzata e adirata.
Intanto, Munda Marixi approfittò della situazione, esasperando i toni.
Il suo piano era chiaro, Giuannica: l’occasione le offriva la possibilità
di eliminare i genitori delle due ragazze. L’odio fomentato avrebbe
infatti indotto Donna Maria a commettere l’assassinio del marito, del
dottore e anche della meretrice. E io ero lì ad aiutarla… Se
non fossi intervenuta tu a rompere l’incantesimo…”
Giuannica guardò la strega con un ghigno. Poi si alzò e andò
ad aggiustare il fuoco. Infine si girò verso Lucia Musinu. “Questo
è il mio compito, Lucia Musinu. Ed è il mio compito da quando
mi portasti via dai miei genitori, tanti anni fa…”
Lucia Musinu chiuse gli occhi. Forse era per questo che non voleva che la
stessa cosa accadesse alle due ragazze. Forse perché vedeva negli occhi
svegli e scintillanti di Giuannica Marajani la tristezza e la consapevolezza
di essere la serva di una strega che non poteva essere più liberata
dalle sue catene.