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Cistus monspeliensis L.

Famiglia Cistaceae 

Nome comune

Cisto marino.

 

Nome Sardo

Mudegu proceddinu (Villacidro), Muregu proceddinu (Fluminese), Mudegu  (Fluminese - Iglesiente), Murdegu còinu (Guspini – Iglesiente), Muregu (Fluminese), Murdegu (Sard. centr. e merid.),  Montreku (Bitti), Mucchiu (Gallura), Mucciu (Sassarese), Mudecciu (Orani), Mudeju (Algherese – Sassarese), Mudeju burdu (Sard. Centr.), Mudeju nieddu (Logudoro), Mudekru (Olzai), Mudrecu de monte (Nuorese), Mudrecu (Nuorese), Mudrègiu (Alà dei Sardi – Logudoro), Mudreju (Logudoro), Murdeju (Logudoro), Mudregu caddinu (Marghine), Muntreku (Baronie), Murdegu cistu (Arzana), Murdegu biancu (Sard. centr. – Quirra – Sard. merid.), Mèrgiu (Carloforte – Logudoro), Mucchiu (Gallura), Mudrecu cabaddinu (Nuorese),  Mudel’u biancu (Orgosolo), Murdju (loc. div.), Mudre'u biancu (loc. div.), Cistu (loc. div.).

 

Generalità

Specie indigena tipica della macchia mediterranea.
Arbusto sempreverde e legnoso diffuso in tutta la Sardegna, dalle zone costiere a quelle montane interne.
Insieme agli altri cisti: Cisto rosso e Cisto femmina, costituisce essenza tipica della macchia mediterranea, molto rustica, si adatta a qualsiasi substrato e la troviamo negli sterili, nei terreni percorsi da incendi, nelle zone degradate,  nei boschi radi,  nelle macchie, nelle radure, nelle garighe, nelle scarpate e ai bordi delle strade.  
E’ una pianta molto resistente all’aridità, alla siccità e al calore; durante la siccità estiva le foglie si colorano di marrone e sembrano secche, ma alle prime piogge riacquistano vigore e si colorano di verde.
Spesso costituisce delle vere e proprie macchie a cisto come l’estesa località “Struvina de Babari”, nella costa arburese.
Come gli altri cisti non emette polloni dalla ceppaia  dopo il taglio, e al passaggio del fuoco la pianta muore; mentre, si riproduce diffusamente per seme a livello infestante. Il cisto marino è senz’altro quello più diffuso su tutta l’isola, anche perché si spinge fino ai 1000 mt s.l.m.; inoltre, al passaggio del fuoco (incendi) si riproduce vistosamente, poiché le fiamme favoriscono la germinazione dei semi, che avviene nel periodo delle piogge.
Il cisto marino è indice di degradazione della macchia mediterranea, ma al tempo stesso rappresenta anche l’essenza pioniera capace di generare macchie e formazioni boschive pregiate. Dopo un incendio è la  prima essenza a svilupparsi (da seme).
Un tempo  il cisto marino veniva sradicato e sistemato in fascine (fascia de mudegu) e utilizzato come combustibile per alimentare i forni familiari per la cottura del pane.
Come gli altri cisti, è un’essenza non gradita alla fauna selvatica e al  bestiame di allevamento.
E’ chiamato  “marino” perché  è il cisto che si spinge fino agli arenili.

 

 

Cisto marino - portamento

Portamento

Arbusto alto fino a 2 mt, di colore verde scuro.

 

 

Cisto marino - corteccia

Corteccia

Liscia da giovane, poi rugosa, di colore bruno.

 

 

Cisto marino - foglie

Foglie

Sessili (prive di picciolo), lanceolate, tomentose, vischiose e di colore verde scuro; lunghe 1-3 cm. e larghe 5-8 mm.

 

 

Cisto marino - fiori

 

Cisto marino - fiori

Fiori

Numerosi e piccoli portati in racemi terminali, a gruppi di 2-8; petali bianchi, chiazzati di giallognolo alla base.
Fioritura: marzo-maggio

 

 

Cisto marino - frutti

Frutti

Capsule terminali pelose con piccoli semi.

© G. P. Madau 2005